Negli ultimi mesi, l’Europa Centrale ha affrontato un forte rialzo dei costi dell’energia, con la Germania tra i Paesi maggiormente colpiti. Questo ha ribaltato gli equilibri abituali del mercato elettrico, trasformando l’Italia, tradizionalmente importatrice di energia, in un fornitore cruciale per i Paesi confinanti. In particolare, il nostro Paese ha registrato un aumento dell’export elettrico in date specifiche, come il 20 gennaio e l’11-12 dicembre, quando la Germania – solitamente esportatrice – ha dovuto fare affidamento sulle importazioni per soddisfare la domanda interna.
Impennata dei prezzi e squilibri di mercato
Ma fino a che punto si sono spinti i rincari? Il 12 dicembre, alle 18, i prezzi dell’energia in Germania e Danimarca hanno toccato il picco di 936 euro per megawattora (MWh), mentre in altri Paesi dell’Europa Centrale – tra cui Austria, Slovenia e Repubblica Ceca – e in alcune nazioni balcaniche come Croazia e Bulgaria, i valori hanno superato gli 800 euro per MWh. Anche il 20 gennaio la situazione è rimasta tesa, con prezzi in Germania che hanno raggiunto i 583 euro per MWh e in Gran Bretagna che hanno sfiorato i 673 euro per MWh.
L’Italia ha quindi intensificato l’export verso i mercati più in difficoltà, spingendo il flusso di elettricità verso la Germania. Il 12 dicembre, nelle ore serali, il prezzo tedesco ha sfondato la soglia dei 900 euro per MWh, mentre in Nord Italia si attestava sui 277 euro.
Cosa ha causato la crisi energetica?
Dietro questa turbolenza di mercato c’è stata una drastica riduzione della produzione elettrica da fonti rinnovabili in Germania. Condizioni meteorologiche sfavorevoli, caratterizzate da bassa ventosità e scarsa irradiazione solare, hanno ridotto drasticamente l’energia generata da eolico e fotovoltaico. L’11 e il 12 dicembre, la capacità di produzione eolica e solare in Germania è scesa sotto i 2.000 MW, contro i 30.000 MW registrati nei giorni precedenti. Anche il 20 gennaio si sono verificati episodi analoghi: mentre nelle prime settimane di gennaio la Germania aveva prodotto oltre 45.000 MW da fonte eolica, in alcuni momenti la generazione è crollata sotto i 2.000 MW. Per avere un’idea dell’ordine di grandezza, basti pensare che il consumo medio orario dell’intera rete elettrica italiana nel 2024 si è aggirato intorno ai 35.000 MW.
Un mercato interconnesso per affrontare le emergenze
La Germania ha potuto arginare la crisi grazie alla fitta rete di interconnessioni elettriche europee, che le ha consentito di ricevere elettricità dai Paesi vicini, tra cui l’Italia. Questo ha spinto i produttori italiani ad incrementare la loro capacità di generazione per far fronte alla richiesta tedesca. Durante le giornate critiche di dicembre, l’export elettrico italiano ha superato per la prima volta i 4.000 MW, mentre la Germania, nello stesso momento, importava circa 13.600 MW. Il 20 gennaio, lo scenario si è ripetuto, con la Germania in import per 11.800 MW e l’Italia che esportava nuovamente volumi considerevoli.
Italia: da importatore a hub energetico?
Questo cambiamento potrebbe non essere episodico. Secondo le previsioni contenute nel Documento di Descrizione degli Scenari (DDS’24), pubblicato da Terna e Snam a settembre 2024, il trend dell’export elettrico italiano è destinato a crescere nei prossimi anni. Le proiezioni parlano di un aumento significativo, da 3 TWh nel 2023 fino a 19 TWh entro il 2030.
In uno scenario in cui le fonti rinnovabili diventeranno sempre più dominanti, ma anche più instabili, le interconnessioni e la capacità di bilanciamento tra i diversi mercati europei assumeranno un ruolo strategico sempre più rilevante. L’Italia, da sempre un Paese dipendente dalle importazioni energetiche, potrebbe trasformarsi in un attore chiave per la stabilità del sistema elettrico europeo.