Dopo aver raggiunto un compromesso sulla riapertura della rottamazione, la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha ripreso i lavori mercoledì 12 febbraio, avviando le votazioni sugli emendamenti al decreto Milleproroghe. Durante la seduta, che è stata poi interrotta per consentire la prosecuzione dei lavori dell’Aula, sono state approvate modifiche ai primi due articoli del provvedimento.
Si attende ora la versione aggiornata dell’emendamento dei relatori, che era stato ritirato la sera di martedì 11 febbraio. La nuova formulazione dovrebbe chiarire la riapertura della rottamazione quater per coloro che erano decaduti dalla misura, ma al tempo stesso escluderebbe la proroga del concordato biennale. L’obiettivo della Commissione è completare l’iter entro mercoledì 12, visto che il testo è previsto in Aula al Senato giovedì 13 febbraio.
Intesa raggiunta tra maggioranza e opposizione sulla rottamazione
Dopo giorni di trattative, è stata trovata una sintesi politica sulla questione della rottamazione. L’emendamento originario, che prevedeva sia la riammissione dei decaduti dalla rottamazione-quater che una proroga dei termini per il concordato preventivo biennale, è stato ritirato. La nuova versione esclude la proroga per il concordato e specifica che potranno beneficiare della riapertura della rottamazione solo coloro che avevano già presentato domanda.
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha ribadito che, sebbene sia favorevole alla rottamazione, la priorità per il governo rimane la riduzione dell’aliquota Irpef dal 35% al 33% e l’innalzamento della soglia di reddito fino a 60mila euro.
Pressioni politiche e il dibattito sulla “rottamazione-quinquies”
Mentre il Milleproroghe procede in Commissione, la Lega ha rilanciato il tema della rottamazione-quinquies. Il leader del partito, Matteo Salvini, alla vigilia del consiglio federale dedicato alla pace fiscale, ha dichiarato che la Lega è pronta a presentare una proposta strutturata e a condividerla con gli alleati, come previsto dal programma elettorale.
Le opposizioni, dal canto loro, hanno mantenuto una posizione rigida sul decreto. Il Partito Democratico ha insistito sulla necessità di affrontare tematiche come le liste d’attesa nella sanità, la carenza di personale medico, l’abbandono scolastico e il sostegno alle persone con disabilità, sottolineando che la maggioranza ha respinto tutte le relative proposte di modifica. Andrea Giorgis (PD) ha criticato l’atteggiamento del governo, accusandolo di favorire solo chi non ha rispettato i propri obblighi fiscali.
Un magazzino di crediti inesigibili da oltre 1.275 miliardi di euro
Secondo un’analisi pubblicata da Il Sole 24 Ore, alla fine del 2024 il totale delle somme iscritte a ruolo e non riscosse dall’Agenzia delle Entrate ha superato 1.275 miliardi di euro, una cifra che corrisponde a circa 21.600 euro per ogni cittadino italiano, neonati inclusi. Le regioni con il maggiore accumulo di crediti non riscossi risultano essere Lazio, Campania e Lombardia.
Nel frattempo, i lavori in Commissione sono iniziati intorno a mezzogiorno, ma il dibattito è stato subito caratterizzato da tensioni. Prima si è attesa la presenza del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, poi, alla seconda convocazione delle 12:40, le opposizioni hanno deciso di bloccare il voto sugli emendamenti. Partito Democratico e Alleanza Verdi e Sinistra hanno ribadito la loro posizione: o si rimuove l’emendamento sulla rottamazione, o si procede con il voto complessivo sull’intero pacchetto di modifiche.
Il nodo dell’approvazione e la scadenza del 25 febbraio
L’assenza di un accordo ha portato a una nuova sospensione dei lavori, con il tentativo di mediare tra governo e opposizione durante un incontro informale tra il ministro, la maggioranza e le minoranze. Tuttavia, le divergenze sono rimaste e la discussione è stata rimandata a dopo i lavori dell’Aula.
Il governo, per cercare di sbloccare la situazione, si è impegnato a fornire i dati sugli effetti fiscali della rottamazione e del concordato. Andrea Giorgis (PD) e Tino Magni (AVS) hanno insistito sulla necessità di valutare l’impatto economico delle misure prima di procedere con la loro approvazione.
Dopo quasi tre ore di discussioni, è stato raggiunto un compromesso: si tornerà a votare mercoledì 12 febbraio alle 8:30 del mattino, con l’intento di concludere l’iter entro la giornata. Tuttavia, il Milleproroghe resta sotto pressione, perché il decreto dovrà essere definitivamente approvato entro il 25 febbraio da entrambe le Camere.
Al Senato, il provvedimento è ancora alla prima lettura, e il margine di tempo per eventuali correzioni si assottiglia sempre di più.