La Russia e l’Ucraina tengono a freddo l’UE

Oil refinery gas flare

Il flusso di gas dalla Russia all’Europa attraverso l’Ucraina si è fermato, segnando la fine di un collegamento operativo da oltre mezzo secolo. Kyiv ha deciso di bloccare il transito – così ha giustificato il gesto – per evitare che le entrate finanziassero le operazioni militari russe. 

L’interruzione è stata confermata da entrambe le parti mercoledì con la scadenza dell’accordo sul transito firmato nel 2019 e valido per cinque anni. La chiusura dei rubinetti obbligherà i Paesi dell’Europa, soprattutto quelli dell’EUROPA centrale, a cercare forniture alternative, spesso più costose. 

Anche se la rotta ucraina copriva, oramai, solo il 5% del fabbisogno di gas europeo, la sua chiusura aggrava gli effetti della crisi energetica già scatenata dall’invasione russa dell’Ucraina. I prezzi del gas in Europa sono aumentati del 50% rispetto all’anno precedente, con una crescita accelerata negli ultimi mesi. Ora, l’Europa si trova ancora più esposta alle fluttuazioni del mercato globale, dipendendo in misura sempre più maggiore dal gas naturale liquefatto (LNG). 

Ma anche la Russia non ride: questa perdita rappresenta un duro colpo finanziario, con un calo stimato di 6 miliardi di dollari di entrate annuali per un paese che ha disperatamente bisogno di denaro per finanziare la sua guerra. Anche l’Ucraina subirà conseguenze economiche, rinunciando ai proventi delle tariffe di transito. 

“La fine di questo transito di gas non è solo un cambiamento nella logistica energetica, ma segna simbolicamente il tramonto di un’era,” ha dichiarato a Bloomberg, Tatiana Mitrova, della Columbia University. “La rete di gasdotti costruita in epoca sovietica per portare il gas siberiano in Europa è ormai una reliquia del passato.” 

La Fine dell’Accordo 

Gazprom ha ufficialmente interrotto i flussi il 1° gennaio, dopo la scadenza dell’accordo non rinnovato. L’azienda russa ha citato “impossibilità tecniche e legali” per il rinnovo, a causa del rifiuto esplicito dell’Ucraina di proseguire l’intesa. Kyiv ha confermato lo stop, segnalando che il flusso si è fermato alle 7:00 del mattino ora locale. 

Sebbene l’Europa non rischi carenze di gas immediate, questa interruzione potrebbe complicare il rifornimento delle scorte per il prossimo inverno. Attualmente, le riserve di gas europee sono sotto pressione e si attestano a meno del 75% della capacità. 

Con il calo dei flussi via gasdotto, il presidente Vladimir Putin potrebbe accelerare i suoi piani per incrementare le esportazioni di LNG russo, un progetto a lungo sostenuto, e che consentirebbe di dissimulare la provenienza del gas russo utilizzando navi cisterna straniere. Nonostante alcune nazioni europee abbiano già proposto un divieto per il LNG russo, l’Europa, di fatto, vive del gas LNG ovvero un gas compresso che viene trasportato in navi cisterna anziché nei condotti.  

Conseguenze per l’Europa 

In tutto il continente, l’interruzione dei flussi di gas russo via gasdotto potrebbe tradursi in un ulteriore aumento delle bollette per famiglie e aziende, già gravate dalla più grave crisi del costo della vita degli ultimi decenni. 

La Slovacchia, uno dei Paesi più colpiti, non ci sta. Il primo ministro Robert Fico ha recentemente chiesto all’Unione Europea di trovare una soluzione per mantenere aperti i flussi, sottolineando che il suo Paese guadagna fino a 500 milioni di euro all’anno in tariffe di transito, essendo anche la Slovacchia un paese sulla rotta tra la Russia e la ricca europa. Ha anche avvertito che l’interruzione avrà “conseguenze drastiche per tutti noi nell’UE.” Tuttavia, Kyiv rimane ferma nel rifiutare qualsiasi accordo che possa contribuire a finanziare la Russia durante il conflitto. 

Questo braccio di ferro non è nuovo: già nel 2009 un’interruzione delle forniture attraverso l’Ucraina aveva colpito oltre 20 nazioni europee durante l’inverno. L’attuale contesto geopolitico, però, rende improbabile una soluzione rapida come lo fu all’epoca. 

Verso l’Indipendenza Energetica dell’UE 

L’Unione Europea ha fissato come obiettivo politico l’eliminazione completa dei combustibili fossili russi entro il 2027. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che l’interruzione era prevista e che il blocco UE è preparato ad affrontare la situazione. Da oltre un anno la Commissione lavora con gli Stati membri per garantire alternative sicure. 

Gli Ultimi Corridoi Energetici 

La Russia continua a fornire gas a nazioni come Serbia e Ungheria tramite il gasdotto TurkStream, che aggira l’Ucraina. Tuttavia, questa via non è sufficiente a compensare la perdita della rotta ucraina. Altri percorsi, come quello attraverso la Polonia, sono ormai chiusi. Anche il gasdotto Nord Stream è fuori uso, danneggiato da esplosioni nel 2022, e il progetto Nord Stream 2 non ha mai ricevuto autorizzazione da Berlino. 

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